martedì 7 marzo 2017

Arte Povera:  Lo Sguardo Critico

 PINO PASQUALI

FOTO-RITRATTO
 scattato da Marcello Colitti
nello studio-abitazione di via Boccea a Roma anni 60
Nato da genitori di Polignano a Mare, trascorre l'adolescenza a Bari, dove frequenta il liceo scientifico, ma, già ripetente, si trasferisce e si diploma al liceo artistico di Napoli. Nel 1956 si trasferisce a Roma, dove si iscrive all'Accademia delle Belle Arti e frequenta le lezioni di Toti Scialoja. Dopo il diploma comincia a lavorare come aiuto scenografo alla RAI. Nel contempo inizia una collaborazione, che diventerà poi continuativa, con Sandro Lodolo, realizzando Caroselli, spot pubblicitari e sigle televisive.
Negli anni sessanta partecipa a varie mostre collettive, e nel 1965 realizza la sua prima personale presso la galleria romana La Tartaruga. L'anno successivo espone alla Galleria L'Attico. In soli tre anni ottiene un notevole riscontro da parte della critica e viene notato da influenti galleristi italiani e internazionali.
Artista eclettico, Pascali fu scultore, scenografo e performer. Nelle sue opere riunisce le radici della cultura mediterranea (i campi, il mare, la terra e gli animalila Grande Madre e Venere, il Mare, la Terra, i Campi, gli attrezzi e i riti agricoli ) con la dimensione ludica dell'arte: un ciclo di opere è dedicato alle armi, veri e propri giocattoli ( animali della preistoria, dello zoo e del mare, giocattoli di guerra, il mondo di Tarzan e della giungla, bruchi e bachi, travestimenti, Pulcinella) realizzati con materiali di recupero (metalli, paglia, corde) e molti suoi lavori ripropongono le icone e i feticci della cultura di massa.. Nella serie Ricostruzione della natura, iniziata nel 1967 Pascali analizza il rapporto tra la produzione industriale in serie e natura.
È ritenuto uno dei più importanti esponenti dell' arte povera, fu il primo a formalizzare le pozzanghere con l'acqua vera, da cui nacque la mostra Fuoco immagine acqua terra avvenuta all'Attico nel maggio del 1967.
Traduce questo mondo dell’immaginario in forme monumentali e strutture essenziali, concise, come il romanico pugliese e il bestiario medievale delle sue chiese; ma nel contempo rimandano alle icone della dilagante cultura di massa (il fumetto, il cinema, la moda). realizza le sue “false sculture” con materiali fragili ed effimeri (tela, legno, lana d’acciaio, pelo acrilico, paglia, raffia). In questo modo dà una sua originale risposta critica (italiana e meridionale) alle nuove tendenze che venivano dall’America: la Pop Art, la Minimal Art. Precorre l’Arte Povera, la Body Art, l’arte concettuale degli anni Settanta.
L’11 settembre del 1968 proprio all'apice della sua carriera, mentre alcune sue opere erano in mostra alla Biennale di Venezia, muore prematuramente a Roma nel 1968 per le conseguenze di un grave incidente in motocicletta, sua grande passione. La sua tomba si trova nel cimitero di Polignano a Mare.


SOVVERTIRE LA SCULTURA

LA RICOSTRUZIONE DEL DINOSAURO, 1966
foto scattata alla Galleria D'Arte Moderna, Roma
Per celebrare l’80esimo anniversario della nascita dell’artista pugliese, la Fondazione-Museo Pascali di Polignano a Mare ospita Dialoghi. Una mostra che pone a confronto la generazione di artisti degli Anni 30, attivi tra Roma e Milano nella fervente stagione creativa tra la fine degli Anni 50 e i primi Anni 60, e che hanno determinato la storia dell’arte italiana.Una selezione di opere non ampia ma significativa, che comprende la “finta scultura” di Pascali, giunta in Puglia dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. 
Io fingo di fare delle sculture, che non diventino quelle sculture che fingono di essere: voglio che diventino una cosa leggera, che siano quello che sono 

Così Pascali sovverte i canoni classici della scultura, privandola di due fattori essenziali: il peso e la sacrale monumentalità. Inizia invece a concepire le “finte sculture”: le immagina sin da subito monocrome, bianche o nere, e adopera una tela bianca disposta con una certa tensione sulle centine sottostanti per evidenziarne la struttura, lo scheletro di base. Se Manzoni, Bonalumi e Castellani proseguiranno una ricerca legata all’azzeramento della forma a favore dello spazio, a Pascali toccherà invece il compito di “ricostruire” un nuovo concetto di scultura partendo radicalmente da un punto zero.

L’ARTE COME INAUTENTICITÀ

Interpretando l’arte non come falsificazione ma come “luogo dell’inautentico per eccellenzae come “la più bella rappresentazione della menzogna, Pascali attraversa le avanguardie dello Spazialismo e il relativo annullamento del linguaggio visivo: l’astrazione formale in Fontana, la concettualità e aniconicità nelle estroflessioni di Bonalumi e Castellani, gli Achromes di Piero Manzoni. Ne assorbe i principi fondanti ma li reinterpreta in base al proprio immaginario e schivando l’invasione della Pop Art, attraverso la purezza delle forme e la veemenza espressiva di un mondo archetipico mediterraneo primitivo e unico.


  32 mq di mare circa (1967)

Le prossime cose che voglio fare sono delle cose di acqua… l’acqua mi affascina molto, diventa come uno specchio, ha tante cose l’acqua”

foto scattata alla Galleria D'Arte Moderna, Roma
Opera complessa ed elementare allo stesso tempo, 32mq di mare circa riassume il poetico confronto di Pascali con una natura da riconcepire e progettare, in un gioco dualistico tra gli elementi naturali, in questo caso l’acqua, e i materiali industriali, ovvero le vasche di lamiera che la accolgono. La sua propensione al paradosso emerge in quest'opera e traduce i dati cognitivi del reale in dati surreali. L'estensione della distesa azzurra, la cui intensità cromatica varia a seconda della quantità di colorante diluito nell'acqua, è ridotta a dimensioni quasi precise, inscatolata in multipli assemblabili a piacere. Il conflitto tra natura e artificio, che alla metà degli anni sessanta iniziava a turbare le coscienze collettive, perde qui la sua componente aspra e drammatica e finisce per diluirsi in una dimensione ironica e giocosa

Pascali, al lavoro nel museo per sistemare i "32 mq di mare circa"
30 vasche di alluminio zincato e acqua colorata all'anilina, cm. 113 x 113 ciascuna.

Foto scattate alla Galleria D'Arte Moderna, Roma




Fonti:  http://www.museopinopascali.it/biografia-pascali/















Nessun commento:

Posta un commento